FRANCO AMATORI

LA MEMORIA NON MI INGANNA: L’ASSI 1981-2004

L’idea di fondare un’associazione di storia d’impresa fu lanciata per la prima volta nel maggio del 1981 a Torino in una riunione tenuta presso l’Istituto Gramsci alla quale parteciparono Giulio Sapelli (che del Gramsci era segretario o direttore), Franco Amatori che aveva preparato un piccolo ma denso documento, (in parte inserito nello statuto della futura associazione) Duccio Bigazzi, Martino Pozzobon. L’obiettivo era pubblicare una rivista di storia dell’industria all’interno della quale la storia d’impresa sarebbe stata prevalente.

L’iniziativa prosegue nella primavera del 1982 con gli “Incontri di Storia d’Impresa e della classe operaia” presso la Fondazione Feltrinelli di cui nel frattempo Giulio Sapelli era diventato segretario scientifico. Nel novembre del 1983, presso lo Studio del Notaio Marchetti a Milano, viene costituita l’Associazione di Storia e Studi sull’Impresa (ASSI). In un incontro del gennaio successivo, viene nominato un Direttore, Giulio Sapelli, coadiuvato da un comitato formato da Franco Amatori, Bruno Bezza, Duccio Bigazzi, Giuseppe Berta, Stefano Angeli,Felice Mortillaro, Martino Pozzobon, Giuseppe Della Rocca, Renato Covino, Giampaolo Gallo.

Nello statuto dell’ASSI veniva indicata fra altri scopi, la pubblicazione di un annale che, diretto da Amatori, uscirà nel 1985 per i tipi della Franco Angeli e che, in seguito, pubblicato da due diversi editori, Il Mulino e Marsilio, raggiungerà i 19 numeri. Contemporaneamente si inaugura una collana di volumi ASSI (sempre per la Franco Angeli). I primi titoli sono Renato Giannetti La conquista della forza e Giorgio Roverato I Marzotto. Una casa industriale. Nel 1990, nella serie Angeli, viene pubblicato l’importante lavoro di Duccio Bigazzi, La Storia d’Impresa in Italia 1980-1987.

In questo periodo l’organizzazione è assai semplice. Sapelli è il presidente dai molteplici contatti, Amatori il ministro degli esteri dati i suoi trascorsi americani, Bezza il segretario-tesoriere.
Nonostante le poche forze, nel 1985, l’ASSI mette a segno un bel colpo: la prima Settimana di Storia d’Impresa che si svolge ad ottobre in Umbria, a Terni ed a Perugia, finanziata dalla Regione grazie all’impegno di Renato Covino e Giampaolo Gallo. Il tema della “Settimana” (i cui atti verranno pubblicati nella collana Angeli) è Grande e Piccola Impresa nello Sviluppo Economico. Memorabile è l’intervento di David Landes A che servono davvero i padroni , ma anche la tavola rotonda finale con Castronovo, De Rita, Dioguardi. Oltre a Landes, fra i relatori stranieri intervengono Leslie Hannah, Herman Daems, Jonathan Zeitlin. La partecipazione degli studiosi italiani è numerosa e qualificata. Diversi giovani possono seguire i lavori grazie a borse di studio. E’ in quest’occasione che al primo nucleo di animatori si aggiungono Renato Giannetti, Pierangelo Toninelli, Claudio Pavese, Vera Zamagni, seguita a breve distanza da Giovanni Federico. All’ASSI restavano sempre legati, Berta, Bigazzi e Della Rocca, ragioni personali ci facevano perdere, invece, il giovane e molto promettente Martino Pozzobon.

Il biennio 86-87 è uno snodo decisivo. Nell’aprile del 1986, finanziato dal “Progetto Cultura” della Montedison di Mario Schimberni, esce, pubblicato dall’Einaudi e curato da Bruno Bezza, il volume Energia e Sviluppo. Dopo una robusta introduzione di Sapelli, il libro è costruito intorno al saggio di Claudio Pavese sulla Edison dalle origini alla formazione del gruppo ( una vera monografia); gli altri autori sono lo stesso Bezza, Giannetti, Segreto ed Hertner. In questa occasione – aprile ’86 – venne invitato dalla Montedison il padre della Business History, Alfred Chandler, che, in Foro Bonaparte, di fronte a 800 dirigenti della società, raccontò il suo rapporto con Alfred Sloan, durante la stesura de I miei anni alla General Motor. Insieme a Chandler parlarono di Storia d’Impresa anche Giulio Sapelli e Leo Valiani mentre, nei giorni successivi, il grande storico harvardiano presentò alla Bocconi il suo ultimo poderoso lavoro ancora in progress “Scale and Scope”. Per l’ASSI che aveva organizzato entrambi gli eventi, il successo fu indiscutibile e, a quel punto, anche l’accademia italiana dovette prenderla in seria considerazione.

Nel settembre successivo, a Villalago presso Terni, si tenne un incontro preparatorio di due giorni, sulla seconda Settimana di Storia d’Impresa che si volle dedicare al tema “Impresa e Tecnologia”. Vi intervenne un giovane, ma già notissimo economista italiano, Giovanni Dosi, che aveva costruito le sue fortune in Inghilterra, allo SPRU, parlando di paradigmi e traiettorie tecnologiche. Da quel momento e per i successivi sette anni, Dosi ed i suoi amici Gigi Orsenigo e Franco Malerba, costituirono una delle colonne portanti dell’ASSI. Il risultato immediato più importante di questo innesto, fu proprio la seconda Settimana su Impresa e Tecnologia tenuta a Terni nell’ottobre del 1987. Preparata scientificamente da Giannetti, Toninelli e Dosi, che dagli atti trassero un volume curato per la Oxford University Press, vide la partecipazione di studiosi quali Richard Nelson, Sidney Winter, Bill Lazonick, David Honnshell. Il fatto che in quella circostanza Giovanni Dosi lanciasse l’idea, poi prontamente concretizzata di una rivista, “Industrial and Corporate Change”, rappresentò per l’ASSI forse il momento di maggiore visibilità internazionale.

Il successo scientifico, il perdurante sostegno del Progetto Cultura della Montedison, rendevano necessario dare al gruppo una struttura giuridica più solida. Nasceva così, nel novembre del 1986, la Fondazione ASSI, costituita da Giulio Sapelli (che ne era il Presidente), Franco Amatori, Stefano Angeli, Giuseppe Berta, Bruno Bezza (Segretario generale), Gianfranco Dioguardi, Giampaolo Gallo, Felice Mortillaro. A fianco di questo “Consiglio d’Amministrazione”, si collocava un Comitato Scientifico formato da tutti gli studiosi sopra menzionati e che, nel 1989, eleggerà come suo segretario Pierangelo Toninelli.

Nel 1988, Duccio Bigazzi, bilanciava parzialmente il peso degli economisti fondando una rivista il cui programma era racchiuso nel nome “Archivi e Imprese”. In quest’avventura collaborava con Duccio, un finissimo ed esigente editor, Donato Barbone, ma, soprattutto, lo seguivano, vera linfa vitale per l’ASSI, i suoi tanti studenti della Statale: Nicola Crepax, Giandomenico Piluso, Germano Maifreda, Cinzia Martignone, Vittore Armanni, Gianluca Perondi, Carolina Lussana, Roberta Garruccio. In seguito, si sarebbero aggiunti Carlo Brambilla, Fabio Lavista, Ferruccio Ricciardi, Michele D’Alessandro, Francesca Polese, Valentina Fava. Altro studioso vicino all’ASSI per l’amicizia con Duccio Bigazzi, era Giorgio Bigatti: li legava la passione per la ricerca, appresa dal comune Maestro Franco Della Peruta. Intanto gli Annali e la Collana si trasferiscono a Il Mulino. Della Collana è responsabile Claudio Pavese; escono volumi importanti, come quello di Magatti sul distretto comasco, la storia della Montecatini curata da Amatori e Bezza e con un lungo saggio sulla chimica italiana di Vera Zamagni, la traduzione del libro di Lazonick L’Organizzazione dell’Impresa e il Mito dell’Economia di Mercato, la Storia della Magona di Michele Lungonelli, il bellissimo libro-intervista di Ruggero Ranieri a Gian Lupo Osti L’industria di stato dall’ascesa a degrado, la storia della contabilità Edison di Toninelli che ottenne il premio Danieli, un prestigioso riconoscimento.

Nel 1989 si svolge, ancora a Terni, la terza Settimana di Storia d’Impresa, “Impresa e Finanza”. Il successo è quello di sempre, la partecipazione degli economisti supera quella degli storici. E’ l’ultima settimana che si tiene in Umbria perché la quarta, su “Forme d’Impresa”, si svolge a Milano presso la Camera di Commercio agli inizi di ottobre del 1991.
L’anno prima era sorto il Centro per gli Studi sull’Impresa, una joint-venture al 50% fra l’ASSI e la Camera di Commercio di Milano che, come sponsor, aveva sostituito la Montedison e la Regione Umbria. La distinzione fra l’ASSI e il Centro, in realtà, non era chiarissima, come non chiare risultavano le ragioni delle polemiche interne che seguirono alla quarta Settimana nella quale l’ASSI esibì, più che mai, la sua “potenza di fuoco” con relatori di primissimo ordine, da Chandler a Nelson, da Doz a Kogut, da Kocka ad Hannah, sino ad un enfant terribile come Dan Lovallo. Ma, forse, a questo punto, è bene essere marxisti ed affermare che il disagio dell’ASSI era “strutturale”, cioè, economico. Si era probabilmente fatto il passo più lungo della gamba. Troppe due segretarie, troppo costosa l’Industrial and Corporate Change, eccessivo l’acquisto di una bella e funzionale sede in Corso di Porta Romana. L’ASSI riuscì ad organizzare una quinta Settimana “Impresa e Potere” che si svolse a Castellanza presso la LIUC nel novembre del 1993. Anche questa che vide la presenza del futuro Premio Nobel Oliver Williamson, risultò di ottimo livello. Negli stessi giorni in cui si svolgeva l’iniziativa, esperti della società di revisione Reconta si applicavano a studiare, grazie ai buoni uffici dell’autorevole membro del CdA Felice Mortillaro, la contabilità dell’ASSI, constatando un patrimonio negativo di quasi 400 milioni. Sapelli e Bezza si erano già dimessi dalle cariche di Presidente e Segretario nel CdA del 5 ottobre 1993, sostituiti rispettivamente da Franco Amatori e Giuseppe Berta che, dopo qualche settimana, lasciò il posto di segretario a Nicola Crepax.

In breve tempo si chiarirono le diverse posizioni. Dosi e gli altri economisti si dedicarono a “Industrial and Corporate Change” che, sebbene sorta grazie anche all’impegno di altri membri della Fondazione – Toninelli, Giannetti, Federico – essi, in realtà, controllavano. Sapelli restò Presidente del Centro della Camera di Commercio, la cui gestione era, però, saldamente nelle mani del direttore Giuseppe Paletta che lo indirizzò, soprattutto, verso la scoperta e la valorizzazione di archivi aziendali. La grande maggioranza di quanti si riconoscevano e militavano nell’ASSI condivise il progetto di Franco Amatori che, pur non negando il valore dell’interdisciplinarietà, intendeva l’ASSI come la vera rappresentante della Business History in Italia.

Mi scuso con il lettore, ma parlare in terza persona, mi è impossibile, il senso del ridicolo mi paralizzerebbe. Invece voglio terminare questa cronaca. Dicevamo del mio progetto. Ha avuto un buon esito? Credo di sì perché, grazie alla notevolissima capacità di lavoro di Nicola Crepax (a cui si è aggiunta, nel corso del tempo, la preziosa versatilità di Andrea Colli), alle risorse messe a disposizione dalla Bocconi, dove, dal ’92, ero docente di ruolo, ed al mio forte impegno personale che, oltretutto, ribadiva la presenza dell’ASSI in una rete di rapporti internazionali di assoluto valore, ho raggiunto l’obiettivo di risanare la Fondazione dal punto di vista economico-finanziario e rilanciare alla grande l’impegno scientifico. Si pensi agli Incontri di Storia d’Impresa che si tengono alla Bocconi ogni anno in primavera dal 1994 e che vedono un relatore opposto a tre o quattro “spietati” discussant ( e qui un saluto affettuoso all'”ingegnere”, al secolo Giancarlo Cainarca che, in questo ruolo, si è distinto per una puntigliosa acribia). Il primo ebbe luogo nell’Istituto di Storia Economica della Bocconi in Via Castelbarco. Presentava una ricerca fatta da aziendalisti, ma con taglio storico, sugli assetti istituzionali del capitalismo italiano, Giuseppe Airoldi che ne discuteva con Bruno Buitoni, Napoleone Colaianni, Francesco Silva, Salvatore Veca. Ma eravamo flessibili. Qualche settimana più tardi, in un’aula della Bocconi ben più grande, senza discussant, intervistato da Giovanni Federico, Giorgio Fuà presentava il suo progetto sulle trasformazioni economiche e sociali della società italiana. Ci accusavano di occuparci solo di grande impresa. Ecco, quindi, che nel maggio dello stesso 1994, si radunano a Castellanza presso la LIUC una quarantina di storici che studiano la piccola impresa e i distretti. Ci sono, fra gli altri, Paul Corner, Augusto De Benedetti, Silvio De Majo, Patrizia Sabbatucci, Marco Moroni, Roberto Romano, Gigi Fontana. E’ da questo incontro che Andrea Colli trarrà lo stimolo per i suoi sistematici lavori sul tema.

A fine anno è la volta della prima “giornata giovani”, dominata dai Duccio’s boys. Risultato, un volume de Il Mulino che non poteva che essere curato da Bigazzi, Storie di imprenditori, uno dei più importanti della produzione ASSI. Se mi sono soffermato sul 1994 è perché è il primo anno post-Sapelli e Dosi. Dovevamo dimostrare, e ci siamo riusciti, che l’ASSI era più che mai viva. Ma ora, andiamo con ordine. L’attività si è articolata nel decennio successivo in quattro rami: a) Seminari e Convegni; b) Didattica; c) Impegno editoriale; d) Ricerca.

  1. Oltre agli incontri di Storia d’Impresa di cui si è detto e che hanno visto la partecipazione di tutti i più importanti business historians del mondo, si volle sostituire degnamente le Settimane. Venne ideato un Colloquio Internazionale sul modello delle Fuji Conference che si è tenuto a Milano, soprattutto alla Bocconi, dal 1996 ad anni alterni. (si è saltato solo il 2012 per mancanza di risorse). Grazie all’amicizia con Lou Galambos, che ha favorito il rapporto con il Chief Editor, Frank Smith, sin dal primo il colloquio è legato ad una serie della Cambridge University Press dal titolo Comparative Perspectives in Business History, di cui, con Galambos, sono curatore. Sino ad ora sono usciti conque volumi ed il sesto è stato approvato ( tutti sono stati sottoposti ad un severissimo referaggio).
  2. Ho subito cercato un impegno didattico che provocasse nella cultura corrente una più vasta diffusione della Storia d’Impresa. L’idea si materializzò nel novembre del 1995 quando, con Bigatti, abbiamo organizzato (la prima persona plurale sta per Amatori-Crepax e, da ora in poi, sempre più,anche Colli) un corso per professori di Scuola Media di Milano (riconosciuto dalle autorità scolastiche) dal titolo La Storia come Storia d’Impresa. Certamente, però, l’impegno più importante è stato nella partecipazione all’ICSIM (Istituto per la Cultura e la Storia d’Impresa Franco Momigliano), costituito nel 1994, ma entrato in funzione due anni più tardi, nella sede di Villalago (Terni). Promosso dai maggiori enti locali umbri, memori del successo delle “Settimane”, vedeva la partecipazione di tre enti scientifici, l’ISUC – Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea -, la Fondazione Olivetti e l’ASSI. Senza dubbio, questa era il soggetto più importante dal momento che Crepax dell’Istituto era il Direttore, io vice-Presidente (Presidente Franco Giustinelli, un competente, serio, onestissimo politico locale), Presidente del Comitato Scientifico, l’economista Mario Amendola indicato da noi. Tantissime le iniziative dell’ICSIM, di sicuro la più incisiva era la Scuola in Economia e Storia d’Impresa “Giampaolo Gallo” (in ricordo del nostro carissimo amico scomparso nel gennaio del 1995). Venti neo-laurati, debitamente selezionati, studiavano materie storiche, economiche, organizzativo-aziendalistiche riguardanti l’impresa a tempo pieno, per cinque mesi con residenza obbligatoria a Villalago, mentre i restanti tre mesi erano spesi in stage aziendali che nel 90% dei casi garantivano un’occupazione. L’ASSI si faceva carico dei docenti di storia e di materie aziendali mentre Mario Amendola mobilitava alcuni fra i più conosciuti economisti romani. I corsi si tennero fra 1996 e 2002, grazie ai fondi sociali europei e ad altri contributi della Regione Umbria. Ne uscirono futuri colleghi come Paolo Di Martino, Daniele Pozzi, Paolo Raspadori, Alida Clemente. Si tentò il riconoscimento universitario ma le autorità locali si opposero preferendo l’apertura di sedi a Terni dell’Università di Perugia, una decisione che, credo, può definirsi nettamente sbagliata.
  3. L’ASSI vantava una collana e due pubblicazioni periodiche, l’Annale ed Imprese e Storia che era la denominazione che la casa editrice Il Mulino aveva voluto dare ad Archivi e Imprese. Duccio Bigazzi la diresse con eccezionale passione e dedizione fino a che,nel 1999, il solito terribile male lo portò via. Considero mio grande merito aver fatto immediatamente Direttore il suo più stretto collaboratore e allievo, Giandomenco Piluso. Per gli Annali e per la collana business as usual. La collana aveva esordito sotto la nuova leadership con la traduzione del ponderoso e discusso libro di Chandler “Scale and Scope” (Dimensione e diversificazione nella nostra traduzione di 1026 pagine), ma in seguito pubblicò anche libri di giovani dal luminoso avvenire come Emanuela Scarpellini (sulla grande distribuzione), Michelangelo Vasta (sui brevetti), Francesco Chiapparino (una storia comparata sulla produzione di cioccolato). Gli Annali, per i quali mi sono avvalso della sapiente collaborazione di Cinzia Martignone, grazie anche alla loro libertà formale, pubblicavano alcune fra le più belle pagine della business history italiana, mentre vi comparivano tradotti i migliori studiosi stranieri. Ma un vero monumento al nostro gruppo fu l’Annale n. 15 della Storia d’Italia, L’INDUSTRA, per il quale l’Einaudi chiese esplicitamente l’ideazione e la direzione dell’ASSI. Fu un’opera collettiva concepita e discussa tutti insieme. Si sarebbe voluto che l’ASSI ne fosse il curatore. Di fronte al netto rifiuto della casa editrice torinese, si scelse di premettere all’opera quanti più nomi possibile per sottolineare la coralità del lavoro. Pertanto i curatori furono quattro : Amatori, Bigazzi, Giannetti e Segreto.
  4. Nel 1996, rispondendo ad un bando del CNR, l’ASSI ottenne un finanziamento per una ricerca dal titolo “Sistemi locali in Italia tra Ottocento e Novecento”. Si volevano studiare diverse realtà: A. Tre metropoli, Milano, Torino e Napoli; B. Una regione con due polarità, l’Umbria: Terni e Perugia; C. Tre distretti industriali, il calzaturiero marchigiano e l’alimentare e il meccanico bolognese; D. Due territori complessi, come il Veneto e l’area lombarda di prima industrializzazione. I ricercatori erano nell’ordine Edoardo Borruso ed Elisabetta Merlo, Angelo Michelsons, Augusto De Benedetti e Silvio De Majo, Francesco Chiapparino e Renato Covino, Fabio Bettoni e Marco Marmottini, Marco Moroni e Patrizia Sabbatucci, Patrizia Battilani e Roberto Ferretti, Giovanni Luigi Fontana e Giorgio Roverato e, infine, Giorgio Bigatti. Obiettivo dell’ASSI era lavorare su fonti di prima mano: archivi delle Camere di Commercio, comunali, aziendali, ACS; non sembrava, pertanto, irrealistica la richiesta di 500 milioni. Quando si è appreso che la somma concessa era di 75 milioni, pensai fosse giusto rinunciare. Tuttavia il Prof. Paganetto che nel CNR era responsabile per l’area economica e che ebbi occasione di incontrare ad un evento dell’ICSIM, affermando che la nostra era la ricerca di Storia Economica più finanziata, insistette perché la portassimo a termine. In caso contrario avremmo creato un pregiudizio negativo per il nostro settore. Ripiegammo, quindi, su fonti secondarie e letteratura grigia. Cinque anni dopo venne pubblicato un non disprezzabile volume di 720 pagine Comunità di imprese, curato da Andrea Colli e da me, con una stimolante postfazione di Aurelio Alaimo.

Nel 1998 l’ASSI, soprattutto su iniziativa di Vera Zamagni, ritornò alla più democratica forma di associazione. A questo punto le passività erano costituite da una somma assai limitata rispetto a quella del ’93: Giulio Sapelli ed io, in parti eguali, ce ne siamo fatti carico.

E’ significativo che l’anno dopo, scrivendo la prefazione del nostro libro (mio e di Andrea Colli) Impresa e Industria in Italia dall’Unità ad oggi ringraziavo l’ASSI per il “clima intellettuale” di cui avevamo beneficiato e la definivo una libera confraternita. In questo termine – confraternita – erano al tempo stesso i segni del successo e dell’ esaurimento dell’esperienza dell’ASSI che tirò avanti sino al 2004 (senza che avessero termine singole iniziative come gli Annali, la Rivista, gli Incontri di Storia d’Impresa, il Colloquio). Confraternita significa legame profondo anche se non privo di contrasti fra i suoi membri. Confraternita può stare anche ad indicare chiusura al mondo esterno, rischio di consorteria. Come la vecchia ASSI è stata accentrata avendo come riferimento Milano e la Bocconi, la nuova deve essere aperta, feconda di iniziative che si tengano in tutta Italia. Mi viene in mente una serie televisiva che, per pudore, non nomino ma che spesso, rivedo con notevole godimento “ nessun capo e tutti capi” si dice nella prima puntata. L’ASSI, fatto salvo quel minimo di struttura gerarchica, deve essere così. Iniziative, dibattiti, cantieri devono fiorire ancor più che nel favoloso’94 quando, per rispondere a chi ci dava per finiti, si raggiunse il record di un’iniziativa al mese. La storia dell’ASSI che qui è stata delineata, vuol essere la base del suo futuro. Spero che tanti si impegnino, soprattutto giovani.